Per diversi decenni, la chemioterapia è stata l’unico trattamento in grado di prolungare la sopravvivenza nei pazienti affetti da SCLC e NSCLC in fase avanzata. Negli ultimi anni, i progressi nella comprensione della biologia cellulare del NSCLC, hanno portato all’identificazione di specifiche alterazioni geniche, note come alterazioni “driver”, alla base della tumorigenesi, tra cui le mutazioni dei geni EGFR, KRAS, BRAF e MET, e i riarrangiamenti dei geni ALK, ROS1, RET. La scelta terapeutica in questi pazienti è l’utilizzo di “terapie target”, cioè a bersaglio molecolare. Circa il 15% dei NSCLC presenta mutazioni somatiche in EGFR. Tuttavia una quota di pazienti con NSCLC non presenta alterazioni molecolari suscettibili di terapia target. L’avvento dell’immunoterapia ha modificato il panorama terapeutico sia nel NSCLC senza alterazioni “driver” (NSCLC-wild type) che nello SCLC. Si tratta di un trattamento in grado di attivare e mobilitare le cellule del sistema immunitario in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali.